Come si fa a dir di no ad un lavoro così?

Ricevo e volentieri pubblico (formattata così com’era, ho eliminato solo i riferimenti con delle x):

XXX XXX Inc. leader in Legge internazionale e pratica di Affari sta cercando
individui responsabili per essere responsabile per le aree di servizio
all’utente, operazione ed operazioni di banca. Aperture correnti: Deposits
Operator Lei riceverà trasferimenti per la nostra società, spedisca e riceva
pagamenti dai nostri clienti (trasferimenti di banca). Lei dovrebbe avere il Suo
banca che localizza vicino Lei, così Lei può prelevare soldi digiuno dal Suo
conto . Lei dovrebbe avere casa, lavoro o cella numero di telefono
(preferibilmente). Lavoro è casa-basato. Requisiti: * Sia capace controllare
molte volte il Suo e-mail un giorno * Sia capace immediatamente rispondere ad
e-mail * Sia lavorando responsabile e duro * dovrebbe avere personale/affari
depositare denaro conto Se Lei è interessato in questa posizione e riunione i
minimi requisiti per favore ci spedisca il Suo resume (Curriculum vitae) a
xxx@xxx-xxx-xxx.xxx Registrazione è Gratis. Addestramento di iniziale è
offerto! Pubblicità Reparto di XXX XXX Inc.

Va bene che il mercato del lavoro è quello che è, e che qualcuno di sprovveduto che crede ai miracoli e allo spamming c’è sempre… però francamente quando nella casella mi arrivano mail così, mi chiedo davvero se chi le manda pensa di essere furbo o semplicemente si diverte a rompere l’anima a milioni di persone per vedere se il genere umano è tanto credulone…

In fondo se c’è gente che crede ancora di poter vincere alle 3 tavolette in stazione centrale, forse ci sarà sempre qualcuno che risponde a questo tipo di mail… (e a giudicare dall’età dei “croupier” del mezzanino, ci dobbiamo tenere gli spammer per un bel pò 🙁 ).

Come lavora Zio Bill

Credo sia una curiosità comune, chissà come si svolge la giornata di quest’uomo?

Com’è fatta la sua scrivania?

Per la seconda risposta, trovate qui una foto (quando capisco come caricarla…presa dall’articolo).

bill gates alla sua scrivania

Per il resto, potete leggere l’articolo (in Inglese), scritto direttamente da lui.Un po’ di retorica (o markettone, se preferite) c’è. Ma è chiara una cosa, Zio Bill crede nell’email come unico strumento di collaborazione aziendale. Certo anche la lavagna che digitalizza però non è male… forse l’anno prossimo la compra.Tutta qua l’innovazione del colosso dell’informatica individuale?Nulla di nuovo?
O forse no? Basterebbe guardare Groove.

Ray Ozzie, il suo papà, meglio conosciuto per essere il creatore di Lotus Notes, non ha fatto altro che applicarne l’idea al P2P. Il risultato è un prodotto che permette di avere spazi condivisi, customizzabili e sincronizzati, senza avere un server. Il prodotto si è molto integrato con Office, fino a che Microsoft s’è comprata (Aprile 2005) Groove (lasciandola dov’è), e Ozzie è diventato il braccio destro di Gates.

Vediamo come andrà a finire…

Radio Genoma

Avreste mai pensato che la musica ha il suo dna?
Qualcuno sì. E dopo aver mappato un sacco di brani, hanno ben pensato di offrire un servizio di radio via web.
Se vi registrate, citate una canzone e loro vi danno un radio di musica con il “dna” simile…

Questa mi sembra una bella innovazione della musica on line (altre che le suonerie del telefonino!) 😉

Provare per credere. A me per ora non sembra male…
(hanno già una versione che va sullo stereo di casa).

Se volete farci un giro

www.pandora.com

(grazie a Danilo)

Icaro è caduto

Oggi in un incidente con un ultraleggero (dove era passeggero) è morto Angelo d’Arrigo, probabilmente il deltaplanista più conosciuto.

Secondo me intepretava al meglio il concetto di volare e il rispetto verso il volo la sua massima espressione, i volatili.

Sebbene l’areonautica sia una delle mie passioni, non posso dire che prima di oggi conoscessi a fondo questo personaggio. Però il tragico evento mi ha fatto mettere insieme il collage di informazioni che avevo su di lui.

L’idea stessa di diventare con il suo deltaplano parte degli stormi migratori sia per realizzare documentari (il più famoso, Popolo Migratore) sia per insegnare le rotte agli esemplari nati in cattività secondo me è passione, ricerca del limite e genialità al servizio del mondo.

Peccato che il destino alle volte sia così beffardo!

CorSera, Toyota e la salute…

Oggi leggendo sul Corriere della Sera ho trovato “- L’ospedale modello? Come una fabbrica” e mi sembrava la solita cosa sull’ “ospedale azienda”, poi però nell’occhiello citano Toyota.
L’articolo è di Giuseppe Remuzzi, che non è un giornalista ma un medico di Bergamo (tu guarda il caso), che si occupa di nefrologia. Se non sbaglio è lo stesso che è andato da Celentano dopo le sue sparate sui trapianti. Cita un articolo trovato su Lancet (ENG- Registrazione gratuita).

Bene, si sono meritati il tempo di una mia lettura (e di questo commento).

Se non si merita il vostro, riassumo che l’ospedale in questione ha deciso di ispirarsi al modello Toyota per migliorare e pare che in termini di costi e di altri indicatori (es. le infezioni ospedaliere), ci sia anche riuscito. Senza per questo penalizzare i pazienti.
Tra le chicche citate dal’articolo, il “viaggio” alla Toyota in Giappone per prendere ispirazione.

L’articolo Italiano non lo dice, ma Lancet si: ci sono voluti i consulenti (scusate, orgoglio professionale! 🙂 ).

Perdoniamo a Remuzzi di non essere un manager e di aver tralasciato le citazione del Just in Time, il TQM e la Lean Manufactoring (anche qui Lancet è più preciso, in fondo è una rivista scientifica. Ma mi viene il dubbio che un medico abbia questi riferimenti.)
L’elemento che mi piace e mi affascina è l’idea della contaminazione delle discipline.

Peccato che i due articoli non la colgano e un po’ a senso unico dicano che la soluzione è stata quella di indicare il fare meglio come metodo, e il “paziente – cliente” come obiettivo. Dicono che il personale ha preso parte al progetto, ma non indicano nel coinvolgimento uno degli elementi chiave.
Tanto per ricordarlo ai più smemorati, i medici facendo giuramento di Ippocrate, dovrebbero già aver sentito dire che il paziente ha una sua certa importanza. Non basta quindi ribadire il concetto e dire “fate le cose per bene”.
Tra il dire e il fare, ancora una volta, ci vuole un po’ di “organizzazione” 🙂

Chicca finale, il CEO dell’ospedale si chiama Kaplan… (a quando le Balanced Score Card? 🙂 ).