Nuovi cervelli in Microsoft

Su Fortune di qualche tempo fa c’è un articolo interessante (ENG) su come Microsoft si sta muovendo nel management e nella gestione del cambiamento verso un nuovo modello di business legato a prodotti on line.

La novità più grossa sembra la progressiva sostituzione della figura di Bill Gates con quella di Ray Ozzie.
Ozzie è arrivato da un po’ (non tantissimo: ne avevo scritto già scritto. Ok, un po’ mi vanto… 🙂 ), dopo una lunga trattativa e successiva incorporazione della sua società prodotto, Groove.

La parte interessante della faccenda (e dell’articolo) è il fatto che Ozzie è la prima persona ad aver veramente preso in mano alcuni passaggi chiave al posto di Gates. Nemmeno Ballamer fino ad ora aveva fatto così tanto.

Non so quanto il fatto che anche Ozzie abbia una provenienza tecnica di altissimo livello possa essere alla base di questa differenza.

Vedremo…

Come lavora Zio Bill

Credo sia una curiosità comune, chissà come si svolge la giornata di quest’uomo?

Com’è fatta la sua scrivania?

Per la seconda risposta, trovate qui una foto (quando capisco come caricarla…presa dall’articolo).

bill gates alla sua scrivania

Per il resto, potete leggere l’articolo (in Inglese), scritto direttamente da lui.Un po’ di retorica (o markettone, se preferite) c’è. Ma è chiara una cosa, Zio Bill crede nell’email come unico strumento di collaborazione aziendale. Certo anche la lavagna che digitalizza però non è male… forse l’anno prossimo la compra.Tutta qua l’innovazione del colosso dell’informatica individuale?Nulla di nuovo?
O forse no? Basterebbe guardare Groove.

Ray Ozzie, il suo papà, meglio conosciuto per essere il creatore di Lotus Notes, non ha fatto altro che applicarne l’idea al P2P. Il risultato è un prodotto che permette di avere spazi condivisi, customizzabili e sincronizzati, senza avere un server. Il prodotto si è molto integrato con Office, fino a che Microsoft s’è comprata (Aprile 2005) Groove (lasciandola dov’è), e Ozzie è diventato il braccio destro di Gates.

Vediamo come andrà a finire…

CorSera, Toyota e la salute…

Oggi leggendo sul Corriere della Sera ho trovato “- L’ospedale modello? Come una fabbrica” e mi sembrava la solita cosa sull’ “ospedale azienda”, poi però nell’occhiello citano Toyota.
L’articolo è di Giuseppe Remuzzi, che non è un giornalista ma un medico di Bergamo (tu guarda il caso), che si occupa di nefrologia. Se non sbaglio è lo stesso che è andato da Celentano dopo le sue sparate sui trapianti. Cita un articolo trovato su Lancet (ENG- Registrazione gratuita).

Bene, si sono meritati il tempo di una mia lettura (e di questo commento).

Se non si merita il vostro, riassumo che l’ospedale in questione ha deciso di ispirarsi al modello Toyota per migliorare e pare che in termini di costi e di altri indicatori (es. le infezioni ospedaliere), ci sia anche riuscito. Senza per questo penalizzare i pazienti.
Tra le chicche citate dal’articolo, il “viaggio” alla Toyota in Giappone per prendere ispirazione.

L’articolo Italiano non lo dice, ma Lancet si: ci sono voluti i consulenti (scusate, orgoglio professionale! 🙂 ).

Perdoniamo a Remuzzi di non essere un manager e di aver tralasciato le citazione del Just in Time, il TQM e la Lean Manufactoring (anche qui Lancet è più preciso, in fondo è una rivista scientifica. Ma mi viene il dubbio che un medico abbia questi riferimenti.)
L’elemento che mi piace e mi affascina è l’idea della contaminazione delle discipline.

Peccato che i due articoli non la colgano e un po’ a senso unico dicano che la soluzione è stata quella di indicare il fare meglio come metodo, e il “paziente – cliente” come obiettivo. Dicono che il personale ha preso parte al progetto, ma non indicano nel coinvolgimento uno degli elementi chiave.
Tanto per ricordarlo ai più smemorati, i medici facendo giuramento di Ippocrate, dovrebbero già aver sentito dire che il paziente ha una sua certa importanza. Non basta quindi ribadire il concetto e dire “fate le cose per bene”.
Tra il dire e il fare, ancora una volta, ci vuole un po’ di “organizzazione” 🙂

Chicca finale, il CEO dell’ospedale si chiama Kaplan… (a quando le Balanced Score Card? 🙂 ).